<%@LANGUAGE="JAVASCRIPT" CODEPAGE="1252"%> Istituto Linguistico Campano


               
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Nu 'allo ncopp'â munnezza

di Elisa York

Uno dei finali più memorabilmente tragici del cinema mondiale è il chicchirichì che il professor Unrath lancia prima di morire, accasciato sulla cattedra della sua classe di liceo deserta e semibuia. L'ho risentito, un chicchirichì del genere, leggendo su ben due siti una breve nota, come di quelle apposte sui verbali dei consigli dei docenti, dal titolo “Canale 21 e la lingua napoletana” a firma di Mario Pagano.

Omonimo di un grande del passato, egli s'intende di giornali e di napoletano, dal momento che dirige più di un sito e, in particolare, quello che il nostro amico Alfonso Cirillo chiama dell'Accademia degli asini raglianti. Si dirà: niente di male. Sennonché Pagano si è trovato un magistrale ufficio, impegnandosi non certo a correggere gli errori di chi prova a scrivere in lingua partenopea, quanto addirittura a redarguire i correttori stessi.

Invece di strigliare i suoi somari, il Pagano si mette a far le pulci alla cantante Gloriana, conduttrice della trasmissione “Napoli parole e musica”, rea a suo parere di non aver corretto uno svarione «enorme, letale, gridante vendetta». Addirittura! Roba da chiamare l'ambulanza e i carabinieri, penserete voi. Niente di tutto questo. Siamo solo innanzi a una magistrale iperbole dell'asinaio Pagano.

Per uscire dai giudizi e per venire ai fatti, che cos'è successo a Canale 21? A due spettatrici in sala viene dettata la frase: m'arruobbe 'o core . Con errata ortografia loro scrivono l'articolo determinativo con un accento grave che non c'entra nulla. Gloriana non segnala il fallo, né col rosso, né col blu e nemmeno con il cartellino giallo. E qui interviene l'onologo Pagano al quale sfugge, tuttavia, che del tutto veniale è il “peccatuccio” delle spettatrici e può essere stata una distrazione l'inadempienza della conduttrice, ma è invece inammissibile che ben due grafici in diversi siti abbiano scritto la citata frase così come segue: m'arruobbe ‘o core .

Ma come? Prima si condanna lo svarione dell'accento e poi si scrive, in forma che vuol essere corretta, l'articolo determinativo preceduto da un apice e non con il segno dell'aferesi, come noi l'abbiamo digitato in precedenza? Siete propensi a indulgere? Anche io. Sicuro. E però Mario Pagano dovrebbe chieder scusa alla Gloriana e ammettere che tutti noi possiamo a volte essere distratti e dunque non è il caso di saltare addosso al prossimo, addirittura facendo di un accento arma letale, contro il quale lanciare una “fatwa”, uno “jhad” o una crociata. Gli editti, si sa, possono ritorcersi contro chi li ha emessi. Egli dovrebbe ben sapere che Giacchino mettette 'a legge e Giacchino fuie acciso o, per metterla in toscano, “chi di spada ferisce, di spada perisce”.

E valga il vero! Chi per mestiere scrive nella propria lingua, o si proclama dei linguaggi professore non può poi permettersi di esserne ignorante, a differenza di un'artista e di due solerti spettatrici che il napoletano non l'hanno mai studiato e di cui, peraltro, non si dichiarano docenti. Si può passare sopra alla storiella dell'accento, ma non certo al fatto che il Pagano chiami apostrofo il segno diacritico che deve precedere in lingua partenopea l'articolo determinativo 'o . Come tutti i ragazzi delle scuole medie debbono sapere, si tratta, invece, di un'aferesi, perché l'apostrofo segnala un'elisione o un troncamento, non già la caduta d'uno o più suoni all'inizio d'una parola. No. Nessuno gridi alla vendetta, alla maniera del Pagano. Ci mancherebbe. Ma bisognerà pur rimproverare al fustigatore di Gloriana, al “filopatride” censore della lingua, la sua sesquipedale asineria!

Del resto, egli stesso incorre in un'autorete clamorosa. Prima titola con classica memoria la breve nota sua “ Ne sutor ultra crepidam ”, rampognando una cantante che non si limita a cantare, ma pretende d'essere insegnante, e dopo, il “filopatride” censore, monta in cattedra alla maniera di Unrath, smettendo il ruolo dirigente di un sito d'ignoranti, per assumere l'incarico di esperto della lingua napoletana. Come a dire che fa proprio il vecchio invito: « Solachianié, nun ghì 'a fora 'e sannuline! », e poi se ne dimentica, andando a voler mettere 'a lengua int'ô ppulito . Ma forse è giusto che così vada a finire chi si mette a fare 'o 'allo ncopp'â munnezza , emettendo il suo miglior chicchirichì per una stupida crociata.

La legge di Pagano

Il direttor Pagano,
che del giurista egregio
ha preso il nome invano,
non vuol di lingua sfregio.

Sentenzia il crucifige
al reo d'uno svarione
e in ciò che lui dirige
ne ha più d'una legione.

L'aferesi mancante
accento è diventato?
Rimedia in un istante.
e apostrofo è chiamato.

Se un nome vale l'altro,
la legge è di Pagano,
lo chiamerà ogni scaltro
col nome di Pacchiano.