<%@LANGUAGE="JAVASCRIPT" CODEPAGE="1252"%> Istituto Linguistico Campano
 
rubriche
 
napoli panorama

Mescolanze e squarciagola
a cura di
Jean-Pierre Cavaillé
dell'École des Hautes Études des Sciences Sociales di Parigi

  Vitalità del napoletano
  Sulla nozione di dialetto
  Napoli e il napoletano
  La riserva
degli indiani metronapolitani
 

Cronache del napoletano
a cura di
Rosario Dello Iacovo

 
 

Colloqui del 21 marzo 2006

I classici napoletani rivivono con Gaia
di Rosario Ruggiero

L’“Editrice Gaia” di Angri ha intrapreso nel 2004 la pubblicazione di una interessante collana editoriale, dal titolo “Parnaso Napolitano”, dedicata ai classici della letteratura partenopea. Ce ne dà i migliori chiarimenti la direttrice stessa dell’iniziativa: Elvira Garbato.
«Si tratta di una raccolta dedicata sicuramente a tutti i cultori della napoletanità, ma, soprattutto, ai linguisti ed agli specialisti dell’idioma partenopeo. Sono testi sui più svariati argomenti, con particolare attenzione al valore artistico e letterario».

Quali sono i libri già pubblicati?
«Tre sono i libri editi finora. Il primo è stato “Ciento e uno cunto” di Francesco Morlicchio, già stampato agli inizi del Novecento. Si tratta di cinquantuno racconti liberamente tratti da altri preesistenti, quindi, evidentemente, di un’opera incompleta, mai interamente pubblicata, della quale, con ogni probabilità, la parte inedita è perduta. Il secondo  è stato “Li nnammorate correvate” di Pietro Trinchera, del 1732. È una “commedia in musica”, secondo la dicitura. Lo spartito musicale, però, non è stato ancora ritrovato. L’ultimo è “Lo specchio de la cevertà o siano schirze morale aliasse lo calateo napolitano” di Nicola Vottiero, del 1789. Stavolta sono precetti di buona educazione rivolti espressamente al popolo, arricchiti da divertenti aneddoti dell’autore stesso, alcuni dei quali utilizzati anche come spunti nei “Ciento e uno cunto” dianzi nominati. Ovviamente sono tutti testi scritti in un napoletano desueto e quindi le pubblicazioni sono convenientemente corredate da commenti e spiegazioni, gli ultimi due anche dalla traduzione a fronte in italiano. Per le prossime pubblicazioni è anche prevista la collaborazione di studiosi ed esperti della lingua napoletana opportunamente scelti, ed anche noti prefatori, com’è stato Amedeo Messina, presidente dell’Istituto Linguistico Campano, per il testo di Vottiero».

 

Quali saranno le prossime pubblicazioni?
«Il prossimo volume sarà “Lo ccapezzale”, del 1722, centotrentotto versi di Giambattista Capasso, fratello di quel Nicola, docente di diritto canonico presso l’Università di Napoli, poeta e traduttore in lingua napoletana dei primi sette libri della “Iliade” di Omero, e di Domenico, consigliere di Giovanni V, re del Portogallo. Questo autore, nato a Grumo nel 1683, fu medico, letterato, esperto di greco e di latino, e artefice di quella che è stata riconosciuta come prima storia universale della filosofia. In “’Lo ccapezzale” espone e illustra, un suo particolarissimo rimedio per i disturbi dell’ipocondria: una dieta proprio a base di “capezzale”, ossia l’omaso dei ruminanti. Il volume uscirà entro l’anno con una introduzione di Luigia Melillo, ordinaria di Storia della medicina alla Università di Napoli “L’Orientale”, curato nelle note e nella traduzione in italiano da Claudio Pennino, fine poeta e attento conoscitore della lingua partenopea. Dopo sono previsti “Napole scontrafatto dapò la pesta” di Giambattista Valentino, del 1665 e la riedizione di “La tiorba a taccone de Felippo Sgruttendio de Scafato”, del 1646, da me curati e tradotti. E inoltre le “Muse napolitane” di Giambattista Basile, pubblicate nel 1635, e gli “Epigrammi” di Raffaele Petra, marchese di Caccavone, della prima metà dell’Ottocento, tutti e due a cura di Amedeo Messina».

 

Come vengono scelti i libri della collana?
«Come cultrice curiosa del linguaggio, nella mia nutrita biblioteca già erano alcuni di questi testi, ma si procede poi con prestiti, acquisti e altre strategie di reperimento, come fotografie o riproduzioni di altro genere in varie biblioteche. Allo stesso modo lavoreranno i nuovi collaboratori. Su tutto ciò restando però, sempre, l’attenzione e la benevolenza del pubblico la migliore spinta propulsiva e, sicuramente, la più gradita».