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Dizionario del dialetto di Pietraroia
(alto Sannio beneventano)

di Pierino Bello

Prefazione

Scopo di questo dizionario è di realizzare un documento scritto di un tesoro linguistico dialettale che sta rapidamente scomparendo per gli sconvolgimenti epocali dell'ultimo mezzo secolo; senza la pretesa di essere esaustivi sono riportati i vocaboli più significativi con modi di dire, espressioni, proverbi caratteristici,che non siano quelli notori della lingua italiana. Senza un riferimento scritto, nel giro di qualche generazione, si sarà perduta la memoria del vecchio dialetto per la sua naturale evoluzione, mentre è assolutamente necessario salvarlo sia per salvare un patrimonio culturale,sia per mantenere un legame indispensabile della gente del Sannio con le proprie radici che il modo attuale di vita sta inesorabilmente tagliando. ll dialetto parlato a Pietraroia, comune sannita a nord di Benevento al confine con il Molise, è fondamentalmente simile a quello di altri paesi del Sannio, a meno di piccole sfumature locali, per cui un abitante, per esempio, di Cusano Mutri (il paese di mia madre) o Morcone o Cerreto o Benevento nel versante tirrenico dell'Appennino,quello dei sanniti caudini, o un abitante di Sepino o Boiano o Isernia o Campobasso nell'altro versante,quello di sanniti pentri, così come per gli altri gruppi etnici sanniti(carracini,irpini e altri), non avrà difficoltà a riconoscere i vocaboli e le espressioni riportati nel dizionario e ne potrà scoprire l'etimologia.Si tratta infatti della stessa gente sannita con le stesse tradizioni, cultura e civiltà.
Questo dialetto è stato da me appreso sin dall' infanzia,nel dopoguerra,nei lunghi mesi estivi per un lungo arco di tempo che è stato di grandi cambiamenti per l'abbandono della vita agricolo-pastorale e la grande emigrazione della popolazione al nord o all'estero .In tale periodo erano ancora in uso molte voci oggi quasi completamente dimenticate dalle nuove generazioni.Molti vocaboli a me sconosciuti o mal conosciuti li ho recuperati da mio cugino Nicola Varrone, da Remigio Amato e da altri amici più anziani a cui vanno i miei ringraziamenti; ovvviamente questo dizionario è aperto a nuovi contributi, che sono sempre benvenuti.
Il dialetto di Pietraroia ha conservato un legame prevalente e diretto con la lingua latina come si può evincere dai moltissimi vocaboli che sono quasi copie di quelli riportati su un vocabolario latino finanche nella vocale finale (vedi ad es. tutti i sostantivi, aggettivi e participi passati terminanti per -u ), nonché per la più stretta aderenza al significato originario del vocabolo latino, spesso perduta o trasformata nell'italiano .Un tale risultato è certamente dovuto, per la dislocazione geografica del paese isolato fra le montagne, agli scarsi contatti che gli abitanti hanno avuto nel tempo con altre comunità.Si tratta infatti di un altopiano di 800-1000 m di altitudine circondato da una corona di monti con pochi passi di accesso. I contatti più importanti sono stati quelli dovuti alla transumanza, seguendo il tratturo Pescasseroli-Candela passante per la vicina Sepino, verso le piane pugliesi, come dimostrano il portale in stile romanico-pugliese della chiesa di Pietraroia, il santo protettore del paese, S.Nicola molto venerato in Puglia, nonchè la diffusione del nome Nicola fra gli abitanti. A questi scambi bisogna aggiungere la frequentazione delle fiere dei maggiori centri vicini, oltre ovviamente quelli con autorità esterne e con il clero.
La maggior parte delle parole riportate sono chiaramente da considerarsi dialettali italiane e come tali rientrano nel grande fiume della lingua italiana attuale, tuttavia una frazione consistente di esse, circa il 7,6 %, non trova espliciti agganci con la lingua italiana e può essere molto interessante per linguisti e dialettologi. Molto interessante è la relazione con i dialetti vicini, il napoletano, il calabrese settentrionale, i dialetti del centro Italia, etc., per cui si osserva una continuità geografica e linguistica passando dall'uno all'altro senza peraltro poter definire precisi limiti di separazione. Rispetto ai dialetti meridionali è assente il dittongamento metafonetico ( es. témpu, véntu, pórcu, nóstru, etc.) molto accentuato invece nel dialetto napoletano (es.tiémpo, viénto, puórco, nuósto, etc.).
Come per tutti i dialetti romanzi l'impronta fondamentale è quella del latino e notevoli apporti sono dovuti alle influenze e dominazioni straniere che si sono succedute nel tempo. Quelle più importanti, dati anche i lunghi periodi di dominio, sono state la spagnola e la francese (angioina), molto minore è stata la longobarda e quella di altre dominazioni precedenti.
Tali influenze sono molto importanti nella ricerca dell'eti-mologia delle parole dialettali: a tal fine, pur essendo io un dilet-tante in questo settore, mi sono stati di grande aiuto la cono-scenza del latino e del greco, appresi al liceo,nonché del fran- cese e dell'inglese e dei fondamenti dello spagnolo.Ho sfogliato in continuazione i testi di importanti linguisti, accademie lin-guistiche e di enciclopedie consultati per adattare al meglio etimi noti alle parole dialettali riportate. Ho così potuto fare anche un' esperienza "sul campo" per l'acquisizione delle leggi fonetiche che regolano i mutamenti delle parole dialettali con il tempo. Per la mia formazione scientifica ( chimica), che mi ha abituato ad una ricerca metodica, concreta e razionale, nessuna conces-sione alla fantasia o all'immaginazione è stata fatta nella ricerca delle etimologie.
Una statistica sull'origine dei vocaboli riportati dà il 3,1% allo spagnolo, il 4,7% al francese e l’1,5% direttamente al gruppo germanico (gotico, longobardo, ant. alto germanico, etc.) senza passare attraverso altre lingue. .
Spero che questo mio lavoro possa stimolarne di simili in altri comuni sannitici in modo da realizzare una più vasta docu-mentazione scritta di un corpo dialettale del Sannio,la quale è attualemente molto povera e rischia di sparire nel nulla né viene incoraggiata dalle amministrazioni locali. Quest'opera è un con-tributo al salvataggio del dialetto che è un elemento fonda-mentale della cultura di Pietraroia e del Sannio, terra di gente fiera e laboriosa, la terra delle mie radici.

Napoli, dicembre 2003
L'autore
Pierino Bello

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